Avrebbe dovuto sfilare a Milano, e non a Parigi come le precedenti, questa collezione di alta moda che Giorgio Armani dedica alla città che lo ha adottato e che lui ama profondamente. Fino a trasferire negli abiti unici della collezione le caratteristiche di una metropoli che vuole rinascere
Giorgio Armani Privé P/E 2021 vai alla gallery
È nata come omaggio a Milano, è diventata il concentrato dell’Armani pensiero: la collezione Giorgio Armani Privé primavera estate 2021 che si intitola In omaggio a Milano è un concentrato emotivo di quello che il suo autore pensa della moda, delle donne e di Milano.
Nelle sale affrescate di Palazzo Orsini, sede della Giorgio Armani SpA e dove oltre ai saloni affrescati trova posto anche la sua Alta Moda, Giorgio Armani è raggiante, sereno e molto propositivo. Accoglie pochi critici di moda (dopo i controlli sanitari e tampone antigenico) e, a debita distanza, racconta la sua collezione e il suo stato d’animo provato emotivamente, come tutti, dal periodo di pandemia, ma con la forza di una consapevolezza in più: «Mi manca la certezza di non avere ancora molti anni di lavoro davanti a me. Ora mi è chiaro che non è più così» risponde quando gli chiedo che cosa gli manca di più della vita com’era prima.
Nei saloni di Palazzo Orsini
Bando ai sentimentalismi: ecco la collezione presentata con un film. Le riprese partono con un drone che filma dall’alto il cortile di Palazzo Orsini e quando la macchina da presa atterra nei saloni si scopre una collezione che si dichiara non solo come un «Omaggio» ma come il racconto della Milano com’era e come sarà. Tailleur pantaloni con la giacca dalla spalla insellata in color grigio luna o azzurro alba e il nero a contrasto: è il rigore di Milano, quello della linea, dell’essenza, dell’asciuttezza dei volumi.
E poi i ricami, un’incrostazione di cristalli sulla spalla di una petite robe noire che rappresenta la frivolezza trattenuta, quella che serve per allietare una festa o la «Prima» della Scala. E gli abiti a fiori ricamati, che di Milano raccontano l’abbellimento funzionale, mai fine a se stesso. E poi il rosso, quello della passione con la quale Milano affronta tutte le sue imprese, compresa quella che intraprenderà alla fine di questo orribile periodo pandemico. Perché la collezione, che appare perfino leggiadra, è innanzitutto uno stimolo a una Milano che riprenderà il suo ruolo utilizzando quell’ottimismo che riesce a buttare il cuore oltre l’ostacolo del problema, come ha fatto tante altre volte.
Gioiosa e apparentemente in contraddizione con il periodo in cui è stata pensata, immaginata e preparata, questa Giorgio Armani Privé, dice Giorgio Armani «è un riconoscimento a quello che Milano può ancora essere, cioè un’isola di eleganza e pacatezza, di bellezza non esibita. L’altro giorno guardavo le strade di Milano vuote, senza gente, e pensavo “che bei palazzi, che eleganza”… Parigi ammalia con i suoi stucchi dorati, New York è vittima del suo esibizionismo. A Milano si può camminare per strada e osservare quello che c’è attorno e scoprire sempre aspetti nuovi e sorprendenti».