HELIUM-10000 È LA GIACCA CHE VOLA • MVC Magazine
Dopo alcuni concept realizzati per Yeezy, Andrew Kostman è tornato a far parlare di sé con un progetto ancora più ambizioso. Niente footwear questa volta, ma una giacca gonfiabile ad elio progettata in Italia e realizzata in Giappone. L’ispirazione ? l’idea di un palloncino portato a mano da un bambino.
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HELIUM-10000 è stata sviluppata con un materiale “top secret” resistente ed ultra leggero, pensato per poter resistere alla pressione dell’elio. Ed è proprio grazie a questo materiale che “la giacca si gonfia”. E se si sgonfia ? nessun problema. Grazie ad un cilindro incluso nel packing, si potranno effettuare diverse ricariche nel corso del tempo. Un’idea tanto semplice quanto innovativa, come mostrato dai concept che accompagnano l’annuncio del progetto che sembra unire l’intramontabile look della puffer jacket con quello di un palloncino tradizionale.
La Flying jacket HELIUM-10000 è ancora in fase di sperimentazione ma pronta al debutto dopo uno sviluppo durato mesi. Disponibile solamente in 100 esemplari, la giacca avrà un prezzo di partenza di 10000$ e sarà disponibile in sei colorazioni differenti: Rainbow N, Vanta, Rose, Gold, Ice e Silver. Per provare ad aggiudicarsi una delle giacche basta prenotarsi qui.
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Tuttavia, ad occhi del settore, il design della giacca ricorda un gilet visto in occasione della collezione primavera/estate 2021 di Louis Vuitton. Il gilet è stato realizzato in PVC, disponibile in diversi versioni ma tutti caratterizzati dall’iconico Monogram della maison francese. Il successo è stato così immediato che ben presto sui social il gilet trasparente LV ha scatenato una singolare tendenza. In Asia in particolare era scoppiata la mania dello spirito DIY. Le persone generavano delle bizzarre repliche fatte con i più curiosi “materiali”. Dalle buste di patatine ai cuscinetti d’aria per imballaggio con tanto di monogram disegnato a penna.
Come dovresti indossare un gilet imbottito (secondo lo streetstyle)
La mentalità anni 90 è un po' come la dinamica sociale da liceo: non finisce mai del tutto. Decenni di stacco non fanno altro che stabilire una distanza sufficiente fra ciò che è ‘contemporaneo’ e ciò che è avanguardista, e se il primo è un termine aulico che ci piace masticare per non scadere nel termine (troppo) mainstream del trend, il secondo resta uno dei rari complimenti da fare a un prodotto di moda. Gli anni 90 sono stati questo, un momento visionario di ridefinizione dei canoni a cavallo fra i millenni, un’eredità che non sappiamo (o non vogliamo?) scrollarci di dosso. A confermarlo non sono più soltanto i brand, che ultimamente mostrano una controtendenza di ritorno al sartoriale, ma è lo streetstyle, bocca della verità su cosa continua a piacere e cosa invece no. Senza sorpresa ritroviamo le sneakers, l’approccio sportivo, quella patina di controcultura da sobillatori che è il travestimento preferito dai nuovi ricchi, con qualche gilet imbottito che para i colpi sferzanti di social hate e mantiene le distanze di sicurezza. Ebbene sì, rispolverate la divisa da parchetto della domenica, la vecchia tutta Adidas nera e bianca che non vedevate l’ora di rindossare, e uscite con la consapevolezza di essere vestiti, strano ma vero, alla moda, soprattutto seguendo questi 5 consigli su come abbinare al meglio lo smanicato. L’adolescente interiore che si sentiva figo già vent’anni fa sarà fiero di voi.
Il gilet oversize è il capo street per eccellenza
Christian Vierig Getty Images
I limiti dimensionali non piacciono allo streetstyle, orgogliosamente riottoso nel proporre il cargo fuori misura e la giacca post-apocalittica che potremo usare come tenda per la fine del mondo. Anche nel caso del gilet, l’oversize la fa da padrone puntando su silhouette maxi e super imbottite, ideali da abbinare a capi morbidi e informali quali il pantalone da training o l’immancabile felpa custom con grafiche logate.
Compra qui Courtesy Louis Vuitton
Parlando di urbanwear, non poteva mancare una proposta di Virgil Abloh, che per l’uomo Louis Vuitton pensa a un modello gonfiabile che, possiamo dirlo, ha un che di autoironico e senza pretesa di serietà che ci piace. Ricalcandosi sui giubbotti di salvataggio e sull’espansione a soffio, diventa un pezzo da collezione grazie al motivo monogram all-over stampato su tela ultraleggera.
Il gilet imbottito da indossare sopra un look sportivo
Christian Vierig Getty Images
Perché rinnegare le origini di un capo? Il gilet imbottito è nato e cresciuto nel sottosuolo di periferia tra campi da calcio e le prime sigarette di contrabbando dal genitore, e tale deve rimanere la sua estetica. Il suo terreno naturale è lo sportswear, con trainer, felpe, tute e sneakers, e se poi ci si tira anche il cappuccio in testa si aprono le porte di un Nirvana nostalgico e le ante arrugginite di quando vestirci così ci piaceva proprio tanto.
Compra qui Courtesy The North Face
Una versione aggressiva e con un quid di militare come il gilet di The North Face non può collocarsi altrimenti, la sua cornice deve rimanere quella di un abbigliamento fintamente rilassato, con il chiodo fisso nel muro della rivolta sociale. Inforcando la divisa della generazione 90 la possiamo ancora sentire, la vague di ribellione, che continua a servirci al pari di uno smanicato in piume d’oca.
Il gilet imbottito da mixare con il pantalone sartoriale
Edward Berthelot Getty Images
La sperimentazione è la base del menswear odierno, che in mancanza di idee geniali si limita a rielaborare il passato dandogli il tristemente detto ‘tocco moderno’. Eppure, alla moda di nuova generazione va il merito di aver osato dove prima si aveva paura: 15 anni fa, l’uomo da sartoria avrebbe rinnegato una scarpa da ginnastica, mentre oggi fa della combo doppiopetto e sneaker bianca la sua divisa da presunto dandy reloaded.
Compra qui Courtesy Prada
Per questo, il gilet imbottito, prerogativa del running il sabato mattina, si accosta al pantalone sartoriale, al completo elegante con camicia bianca e alla stringata. A completare la perfetta mise da ufficio giunge un gilet a tinta unita sull’onda del design Prada, fintamente minimal e ricco di dettaglio, dove a pretendere tutta l’attenzione è la qualità.
Il gilet imbottito si può indossare sopra la giacca
Christian Vierig Getty Images
Stratificare fino a crollare sotto il peso dell’outerwear: un’opzione allettante fino a un certo punto ma che, al polo opposto, mostra un’utilità sorprendente e versatile. In stagioni che non hanno ben chiare le temperature affibbiategli da innumerevoli canzoncine insopportabili, vestirsi a strati è l’unico modo per non avere freddo con i 6 gradi di mattina e poi potersi scoprire ai 18 del mezzogiorno.
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Per poterlo fare però, serve un criterio di qualche tipo, che sia cromatico, di materiali o silhouette, andando a creare un insieme che abbia una pur minima parvenza di coerenza. Il gilet imbottito di Moncler, per esempio, può abbinarsi a una leggera giacca a vento in blu navy o, per contrasto, in rosso accesso che riprenda la tonalità presente sullo smanicato, o si può piazzare su un trench corto in nylon per un’attitudine più elegante.
Il gilet che si indossa con canottiere e t-shirt
Edward Berthelot Getty Images
Se il meglio si lascia per ultimo, non si può non considerare l’estremo più interessante del caso, con look di influencer e celebrità in cui il gilet imbottito si indossa con una t-shirt, una canottiera oppure senza niente. L’appiombo è quello da sobborgo di Detroit, da cast di un film di John Singleton o di F. Gary Gray.
Compra qui Courtesy Canada Goose
L’ideale sarebbe comunque mostrare un po' di cotone, un lembo bianco sotto l’imbottitura verde militare di un gilet Canada Goose, da portare con un jeans baggy e una sneaker bianca (se poi ci si aggiunge la bandana ci si trasforma all’istante in Ice Cube, provare per credere).
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