Delitto Gucci, l’ex moglie Patrizia Reggiani: «Ho fatto ammazzare Maurizio per stizza»- Corriere.it

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Maurizio Gucci insieme con l’allora fidanzata Patrizia Reggiani nel 1972. I due si sposarono l’anno successivo ed ebbero due figlie. Gucci fu ucciso nel 1995 e l’ex moglie fu arrestata il 31 gennaio del 1997 e ha scontato 20 anni di carcere

Patrizia Reggiani è dapprima una silenziosa indagatrice del prossimo, del quale studia corpo e abbigliamento, mossa dall’evidente aspirazione a individuare eventuali armonie e disarmonie dell’essere umano e della sua presenza in scena, in questo caso il salotto della villa a tre piani più torre tra il tribunale e la sinagoga dentro il quale, sotto il suo sguardo severo, si muove leggero il personale di servizio. Patrizia Reggiani sa gestire il tempo e le lunghe immote pause in presenza di un estraneo, forse eredità dei quasi vent’anni di carcere a San Vittore per essere stata la mandante dell’omicidio dell’ex marito Maurizio Gucci, assassinato nel 1995. Ma è, Patrizia Reggiani, una donna che a domanda risponde, pur se lei evoca ricordi e finge di non rammentare dettagli salvo proporli poi, più avanti, fuori sincro, oppure scandisce così netta alcune frasi chiudendo i margini di ulteriori approfondimenti, o ancora mantiene inalterato il basso tono di voce senza distinzione fra gli argomenti, non manifestando quali concetti siano preferibili e quali interrogativi fastidiosi.

Sono le diciassette. È reduce da una seduta di fisioterapia. Nessuna fotografia riflette le sue dimensioni assai minute, elegantemente corredate di bracciali e anelli che non esibisce: seduta sul divano, tiene infatti le mani basse, incrociate. Ha settantadue anni. Offre un chinotto con cubetti di ghiaccio e una torta mimosa di rara bellezza, ma mai come i piattini sui quali poggiano le fette e che osserva soddisfatta. Il programma di giornata proseguirà con la cena e la visione dell’intervista dei reali inglesi Meghan ed Harry.

Come nacque la storia con Gucci?

«Ci trovammo a uscire in quattro. Io e il ragazzo con cui flirtavo, e una mia amica che faceva lo stesso con Maurizio. Andavamo al Nephenta, in piazza Diaz, e negli altri migliori locali di Milano. Ho sempre adorato far tardi e, di conseguenza, svegliarmi tardi. In sincerità lo facevo anche in carcere. Comunque: dopo le iniziali uscite a quattro, trascorsero dei giorni, delle settimane. Ci divertivamo un mondo. Cene, feste, eventi… Seppi dall’amica che Maurizio mi aveva messo gli occhi addosso, fin dall’inizio, e che a un certo punto lei si era arresa, lasciandogli il campo libero. Soltanto che io non mi ero accorta di un bel niente. Quei suoi occhi sembravano quelli di un pesce lesso, e comunque ero la regina di Milano, insomma, bisognava andarci piano con me… Quando quel quartetto si sgretolò, perché le due coppie sparirono in virtù della creazione di una sola – quella formata da me e Gucci – e iniziai a stare con lui, per prima cosa lo portai dal parrucchiere. I capelli con la brillantina non si potevano vedere. Per la verità, nemmeno un dente mezzo rotto che aveva sul davanti».

Insomma, non fu colpo di fulmine.

«In lui cresceva lo slancio a mia completa insaputa. Zero proprio».

E invece che cosa successe?

«Successe».

Fu amore?

«È stato amore, grande amore. Senza dubbio».

Sopra, il corpo di Maurizio Gucci viene portato via dal palazzo di via Palestro 20, dove è stato ucciso, il 27 marzo 1995. Sotto la prima pagina del Corriere all’epoca Sopra, il corpo di Maurizio Gucci viene portato via dal palazzo di via Palestro 20, dove è stato ucciso, il 27 marzo 1995. Sotto la prima pagina del Corriere all’epoca

Siete stati felici?

«Sì».

Davvero?

«Sì.»

E fu anche passione?

«Non pari all’amore nelle fasi originali. Io ero illibata».

Che coppia siete diventati?

«Siamo stati una bella coppia. Fin quando si sono messi in mezzo dei suoi amici. Hanno fatto gruppo contro di me e lì è iniziata la rovina. Una costante opera di isolamento».

Per quale motivo?

«L’hanno fatto e basta».

Nella degenerazione del matrimonio l’amore s’è lentamente trasformato in odio? La coppia si incrina e frantuma, dilaniata da incomprensioni, litigi, ripicche, suo marito che la abbandona per un’altra mentre lei si ammala di una bestia atroce… Per questo ha deciso di farlo uccidere? Odio?

«Nessun odio. Io non odiavo Maurizio. Non l’ho mai odiato. È stata stizza, la mia. Mi stizziva. Andavo dal salumaio e domandavo se conoscesse qualcuno che ammazzava la gente. Pensare che anni prima, avevano assassinato un conoscente di Maurizio e ci trovammo a parlarne. Eravamo alle Galapagos. Io ripetevo – e non mentivo – che non ne sarei mai stata capace. Mai».

Dunque fu la stizza? Si commissiona un assassinio per la stizza?

«Così le ho detto».

Patrizia Reggiani in aula dopo l’arresto, per il processo in cui è stata condannata come mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci, suo ex marito (Dal Zennaro/Ansa) Patrizia Reggiani in aula dopo l’arresto, per il processo in cui è stata condannata come mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci, suo ex marito (Dal Zennaro/Ansa)

Da allora a ora. Il 27 marzo 1995. Corso Venezia. Un sicario. Una pistola calibro 32. Proiettili destinati a Maurizio Gucci; ha 46 anni e per dieci è stato presidente del marchio di moda; lascia la casa in corso Venezia 38, attraversa la strada e prende via Palestro; entra nel palazzo al civico 20 dove ha sede la sua nuova società, la Viersee; cammina; il killer gli sta dietro, spara, lo uccide, scappa. Due anni di indagini a vuoto, forse depistate dal labirinto infinito dei milioni e milioni di lire fra aziende, banche, località estere, tracce che esplorano l’alta finanza e i suoi segreti, debiti e prestiti, scenari che aprono interconnessioni con sceicchi arabi e contabili svizzeri. Indagini riaperte e concluse grazie a una soffiata. Cinque arrestati. Tre uomini, due donne. Benedetto Ceraulo: muratore (il killer); Orazio Cicala, imprenditore devastato dai debiti di gioco (l’autista del sicario); Ivano Savioni, portiere d’albergo nella zona di via Lulli, hotel a ore per amanti (organizzatore dell’agguato); Giuseppina Auriemma, che si spacciava per cartomante e sensitiva (intermediaria); infine lei, Patrizia Reggiani. Una banda di scappati di casa anziché un commando di fuoco. E invece…

Li ha più rivisti o sentiti?

«Quelli della banda bassotti, i tre, no».

La maga?

«Nemmeno».

Si dice che già due persone che condividono un segreto sono troppe.

«Auriemma mi chiamava una, due, tre volte al giorno. Parlava, commentava…».

Ma trascorsero due anni, la polizia aveva dei sospetti – forti sospetti – senza riuscire però a individuare uno straccio di indizio. Forse lei, Patrizia, credeva che non vi avrebbero mai scoperto. Ma era un esercizio razionale? Un delitto così mediatico, così oggetto di pressioni affinché venisse risolto, ambientato a Milano, quella Milano…

«Quando la governante mi avvisò dell’arrivo degli agenti, questi dissero che sarei finita in carcere ma per poche ore. Due, tre giorni al massimo e tornavo a casa».

«I PERMESSI PREMIO? NON VEDEVO L’ORA DI TORNARE IN CELLA. LÌ MI SENTIVO AL SICURO. ORA ATTENDO LA MORTE. FORSE MI REINCARNERÒ, IN UNA COCCINELLA»

Ha avuto ammiratori, mentre era a San Vittore?

«Un uomo mi ha scritto a lungo. Prometteva che, uscita, avrei trovato uno yatch in dono. Trenta metri di lunghezza».

L’ha trovato?

«No, ma quello aveva smesso di scrivere».

Donne le hanno spedito lettere?

«No».

Mitomani?

«Parecchi».

Che cosa volevano?

«Non ne ho idea».

Patrizia Reggiani ai tempi del processo, accompagnata dalle guardie penitenziarie Patrizia Reggiani ai tempi del processo, accompagnata dalle guardie penitenziarie

Ha paura?

«Paura?»

Che cos’è stato il carcere?

«Quando ho iniziato a usufruire dei permessi premio, non vedevo l’ora di tornare in cella. Stare fuori mi spaventava. Mi spaventavano, come dire, le molteplici complicazioni nella gestione della mia esistenza successive alla cattura e alla detenzione… Dentro, in prigione, mi sentivo al sicuro».

E adesso che è definitivamente libera?

«Ho avuto la fortuna, a San Vittore, di avere come direttore Luigi Pagano. Averlo, è stato un privilegio per me e centinaia di detenuti. Lo penso spesso».

Da allora a ora. Stanno girando a Milano il film sulla storia di Patrizia Reggiani. Ridley Scott il regista, fra i protagonisti Al Pacino. Hanno già chiuso le riprese a Roma e Gressoney.

Lei sarà interpretata da Lady Gaga.

«Va bene, mi somiglia».

Ha conosciuto qualcuno della produzione?

«Nessuno. Avevano cercato mia mamma, ma con me non si sono fatti vivi, non hanno mandato nulla… Vedrò lo stesso il film, spero nei cinema finalmente riaperti».

Non teme che, non avendola consultata, magari usciranno inesattezze, verranno adottate soluzioni narrative non aderenti alla realtà?

«Non ne vedo il motivo. Dovrei?».

Patrizia Reggiani il giorno della scarcerazione, nel 2017 Patrizia Reggiani il giorno della scarcerazione, nel 2017

Uno dei dati è la distanza temporale tra lei e Milano. Si è persa vent’anni, di questa città. Una trasformazione epocale nell’urbanistica, nel tessuto sociale, nell’anima della borghesia…

«Di allora mi mancano i miei locali. Nient’altro».

Sono rimasti angoli del cuore?

«Mai avuti».

Forse vorrebbe vivere altrove?

«Mah. Forse New York. Avevamo un magnifico attico, nella Olimpic Tower. Vedevo il mondo dall’alto. È una sensazione che mi dà pace e soddisfazione».

Lei pensa alla morte?

«La attendo.»

In che senso?

«Sono divorata dalla curiosità di sapere come possa essere».

E come potrà essere?

«Appunto, mi piacerebbe scoprirlo. Verrò cremata, le ceneri lanciate in mare dal mio antico veliero. Poi, forse, mi reincarnerò».

Lady Gaga, che interpreta Patrizia Reggiani, insieme con Adam Driver, che interpreta Maurizio Gucci a Gressoney: il regista è Ridley Scott e il film si intitola «House of Gucci» (foto Karma Press) Lady Gaga, che interpreta Patrizia Reggiani, insieme con Adam Driver, che interpreta Maurizio Gucci a Gressoney: il regista è Ridley Scott e il film si intitola «House of Gucci» (foto Karma Press)

In chi o cosa?

«Spero una coccinella».

Ne ha viste mai a San Vittore?

«Due. Non so come, erano riuscite a entrare. Uno spettacolo magnifico. Piccole, leggere, eleganti, colorate, riservate. Dentro un carcere. Quel carcere».

La galera è l’unico luogo dove si tocca veramente l’anima delle persone?

«Si è nudi. Disperati. Ma intendiamoci: solidarietà, d’accordo, però io stavo per i fatti miei e così gli altri stavano per i fatti loro».

Stasera vedrà l’intervista ai reali. Le sarebbe piaciuto vivere a corte?

«Forse. Per il gusto di osservare tutto e tutti con lo sguardo della stilista».

Patrizia Reggiani e Maurizio Gucci. L’omicidio che diventa film in House of Gucci con Lady Gaga e Adam Driver

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Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani si sposarono nonostante tutto e nonostante tutti. Lei, una donne rapace, dagli occhi di ghiaccio e senza scrupoli riuscì a stregare il partito Milanese più ambito del periodo, lui si sentiva invincibile e con una donna forte al suo fianco, la coppia era divenne simbolo dell’élite italiana. Abiti da urlo, feste mondane, appartamenti galattici e lusso sfrenato: la patinata vita dei due sembrava una campagna pubblicitaria in nome della ricchezza e della fama. Ma il destino a volte non si può forzare e come tutte le tragedie che si rispettino, anche la loro storia d’amore, inizia con il malcontento di una famiglia, ebbe una sanguinosa fine.

Patrizia Reggiani era l’esaltazione vivente della donna fatale: segnata da un’infanzia difficile e povera, si ritirò a vivere improvvisamente tra i palazzi più belli di Milano con ogni suo desiderio appagato. I compagni di scuola la ricordano altezzosa, fredda, calcolatrice, indossava una pelliccia a tredici anni e non rivolgeva la parola a nessuno che non considerasse alla sua altezza. Una donna da brivido, una donna che avrebbe potuto gelare il sangue con uno sguardo.

Il primo incontro, avvenuto ad una festa del 1971, incantò subito lui, che vedendola fluttuare in un abito rosso fuoco sulla pista da ballo, se ne innamorò subito, forse per la sua somiglianza a Liz Taylor, forse per il suo impercettibile magnetismo; al contrario, lei lo ritenne “uno sfigato”. Poi, ovviamente, si ricredette. La famiglia Gucci non fu mai d’accordo sull’unione dei due, evidentemente ci videro lungo. Considerata una “arrampicatrice sociale” la Reggiani non entrò mai nelle grazie degli ereditieri italiani italiana, tanto che, quando fu annunciato il matrimonio dei due, Rodolfo Gucci, padre di Maurizio, si oppose violentemente, scatenando una furiosa lite fra i due. Ma il giovane imprenditore non volle sentire ragioni e nel 1973 sposa la donna in un matrimonio che passerà agli annali come uno tra i più lussuosi.

Delitto Gucci: Patrizia Reggiani chiude conti con giustizia - Ultima Ora

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(ANSA) - MILANO, 26 FEB - Patrizia Reggiani, condannata a 26 anni di cui 17 trascorsi in carcere come mandante dell’omicidio del marito Maurizio Gucci, ucciso a Milano nel 1995, ha chiuso i conti con la giustizia. Oggi infatti il gip Roberto Crepaldi ha archiviato l’ultimo procedimento penale a carico della signora.

Fu indagata “erroneamente”, spiega la difesa, per mancata esecuzione del provvedimento del giudice a causa della denuncia di Giuseppe Onorato, il portiere del palazzo in via Palestro che il giorno del delitto fu ferito: l’uomo, morto a novembre per infarto, non si era visto risarcire i 200 milioni di lire disposti in sentenza. Somma ora versata. (ANSA).