Che fantastica vita
Genova, ottobre 1946. Johnny Dorelli, che ancora si chiama Giorgio Domenico Guidi, parte sulla nave “Sobieski” con destinazione New York, insieme alla mamma Andreina e il padre Nino D’Aurelio, nome d’arte che gli è stato affibbiato dalla Fonit: sì, perché Aurelio Guidi è stato arruolato proprio quando la sua carriera di cantante iniziava a ingranare e aveva già inciso diversi dischi di successo. A guerra finita Aurelio tenta di tutto per non sacrificare il suo talento, partecipa perfino al concorso indetto dalla Galleria del Corso a Milano, che prevede come primo premio un contratto con il manager italo-americano Corradetti per interpretare canzoni italiane e napoletane negli Stati Uniti. “Ma l’America è lontana, dall’altra parte della luna” canterà ai giorni nostri Lucio Dalla, in un’Italia tutta macerie le possibilità di mantenere la famiglia con il canto sono esigue, non c’è molta scelta per Aurelio che parte da solo per firmare l’ingaggio e, ratificato il contratto, torna a prendere Giorgio e la moglie. Senza conoscere una parola d’inglese a parte qualche frase imparata da Giorgio da un tenente di Chicago, in cabine della classe più infima riescono a mangiare cibo un po’ migliore quando il comandante invita Aurelio ai piani superiori per cantare. La famiglia abita in un alberghetto, il “Somerset”, tra Broadway e la Sesta strada, solo dopo cinque anni riusciranno a andare a stare in un appartamentino della Quarantasettesima…
Che fantastica vita quella di Johnny Dorelli, che insieme al giornalista Pier Luigi Vercesi ce la rivela in questo libro sorprendente, sorprendente proprio perché qui l’artista abbandona la ritrosia che ha sempre avuto riguardo al suo privato e a ottantatre anni decide di raccontare la sua “vita senza dire balle”. Johnny è un vero personaggio poliedrico amato dal grande pubblico: cantante, pianista, conduttore radiofonico e televisivo, attore cinematografico e teatrale, trentacinque film, vent’anni di teatro e televisione. Il libro è scritto in prima persona, in maniera colloquiale: sembra di ascoltare un nonno che condivide con autoironia i suoi ricordi, i personaggi importanti e famosi che ha conosciuto, gli innumerevoli flirt che gli sono stati attribuiti e i grandi amori, i fallimenti e i successi. Una sorta di lunga lettera/testamento per un pubblico familiare a cui vuole dare la sua versione dei fatti. Purtroppo, raccontare così tanti anni di carriera artistica, infaticabile e di successo mantenendo il numero di pagine contenuto ha portato spesso a stilare poco più che un elenco con qualche retroscena curioso. In queste parti si perdono il ritmo irridente e la naturalezza tipica dello showman Dorelli. Tuttavia emergono tra le righe ancora oggi, anche quando si toglie qualche sassolino dalle scarpe, il grande garbo e la tenacia di quel “ragazzo fortunato, un ragazzo di un metro e settanta su per giù, con dei capelli biondicci che tiravano al rossiccio. Dico ‘fortunato’, perché nemmeno io avrei scommesso un centesimo sul mio successo”.
La tigre azzurra, chi è?/ Gli indizi: ipotesi Adriano Pappalardo, Claudio Lippi o…
Al termine dell’esibizione della Tigre Azzurra, la giuria ha preso la parola. Patty Pravo ha detto: “Penso sia un mio amico, perché ha parlato molto di cibo e di problemi di salute. Mi sembra forte e anche dolce. Per me è Platinette”. Costantino Della Gherardesca ha invece rimarcato la questione salute, menzionando un possibile infarto superato in passato: per il conduttore di Pechino Express è Claudio Amendola. Caterina Balivo ha invece formulato l’ipotesi di una persona guarita da tumore e molto intonata, puntando tutto su Claudio Lippi. Francesco Facchinetti, dal canto suo, non si è voluto lasciare trasportare dagli indizi: “Non si tratta di una persona troppo attempata, ha una voce da doppiatore. Lui è Luca Ward”. Infine, Flavio Insinna punta tutto su Adriano Pappalardo, presente in “Aggiungi un posto a tavola”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
CHI È LA TIGRE AZZURRA?
La Tigre Azzurra ha fatto irruzione dopo il Lupo sul palco de Il Cantante Mascherato, dichiarando: “Uscita dalla giungla la mia fame atavica si è trasformata in fame di successo. Purtroppo non vedo maschere appetibili, quindi l’unica maniera per mangiare è continuare a cantare. Milly, aggiungi un posto a tavola“. Nella videoclip, il personaggio dice: “Io stesso ho dovuto prendere una decisione molto importante per la mia salute e sono stato costretto a confrontarmi con le mie paure. Ora, morsi e rimorsi li riservo alla tavola. Tieni quello che ti servo e il resto lascialo andare. La notte il mio umore si fa più scuro“. Dopodiché è partita la musica e la maschera ha intonato “Il pescatore” di Fabrizio De André. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
La Tigre Azzurra, chi è? Gli indizi
La Tigre Azzurra ha qualcosa a che fare con lo sporcarsi le mani e qualcuno ha addirittura avanzato l’ipotesi che possa trattarsi di uno chef, ma al momento di questo personaggio de Il Cantante Mascherato si sa davvero poco se non che è alto e che ha un leggero accento milanese che potrebbe essere il frutto di un tentativo di trattenere quello vero. Dove sta quindi la verità? La scorsa settimana la Tigre Azzurra si è presentata sul palco per la sua esibizione e per presentarsi al cospetto dei giudici che non si sono trovati d’accordo sul nome da fare mettendo insieme i personaggi più disparati della tv. Dopo l’esibizione sulle note de ‘L’immensità’ portando a casa un’ottima esibizione, quindi mettendo in mostra le sue doti, è toccato proprio a Costantino Della Gherardesca rompere il ghiaccio notando un accento milanese e lanciando il nome di Gue Pequeno bocciato dal collega Flavio Insinna che addirittura ripiega su Max Giusti, re del trasformismo anche nell’ultima edizione di Boss in Incognito.
Il figlio di Johnny Dorelli sotto la maschera del concorrente del Cantante Misterioso oppure no?
Altro indizio che può essere collegato al noto conduttore è quello relativo ad una lettera e, in particolare, la Tigre Azzurra ne Il Cantante Mascherato ha spiegato di amare le storie ma di essere consapevole che ce ne sono davvero poche interessanti invitando chi ne ha a scrivergli, forse perché sotto la maschera c’è qualcuno che ama raccontare le storie degli altri? Magari un giornalista? Anche gli altri giudici del programma di Milly Carlucci non riescono a trovare una linea comune facendo altri nomi.
Gli investigatori popolari sono convinti che sotto la maschera possa esserci Gianluca Guidi o Pino Insegno mentre Francesco Facchinetti è convinto che si tratti di uno sportivo appigliandosi all’indizio che parla di solitudine, facendo il nome di Walter Zenga. Caterina Balivo si concentra sull’altezza facendo il nome di Max Tortora mentre Patty Pravo concorda con i giudici popolari facendo quello del figlio di Johnny Dorelli, Gianluca Guidi. Chi avrà ragione e quali altri nomi verranno a galla dopo l’esibizione di questa sera e nuovi indizi?
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Silvia Annicchiarico, racconto 60 anni di notti folli - Libri
(di Marisa Alagia) (ANSA) - MILANO, 21 GEN - Si descrive così e senza sconti: bruttina, anzi chiattona, una che neppure in mise nera e trasparente se la filava qualcuno, anzi a 14 anni poteva fare la modella per cappotti conformati. E quindi incapace di suscitare invidie e gelosie, ma talmente travolgente, monella, loquace, da conquistarsi le simpatie di tutti gli artisti con cui ha lavorato fino a restare sulle scena da decenni, incrociando la sua biografia personale e professionale, non solo con quella di tanti nomi più noti, ma pure con qualche retroscena di 60 anni di vita italiana. Silvia Annicchiarico, 73 anni, cantante, attrice, conduttrice radiofonica, protagonista, in prima persona, di ‘Ma la notte..si’ (Sagoma, 240 pagine, 18 euro), scritto con la giornalista della Gazzetta dello Sport, Gabriella Mancini e in uscita il 28 gennaio, di aneddoti da raccontare ne avrebbe parecchi. “Quando ha saputo che stavo per pubblicarlo, Maurino Di Francesco - racconta riferendosi all’attore e cabarettista degli anni ‘80-‘90 - mi ha detto: ‘dovresti intitolarlo ‘Milano, trema”. “E ha ragione - continua sorridendo - potrei farne tremare tanti, non solo a Milano, ma molte cose ho preferito tenerle per me’. Il titolo invece ricorda il ritornello che cantava nella trasmissione cult, ‘Quelli della notte’, di Renzo Arbore, autore della prefazione. Era la metà degli anni ‘80, ma Silvia viveva di spettacolo da una ventina: corista per Nora Orlandi, Mina e Celentano, figurante nella serie I promessi sposi, sketch con Enzo Jannacci e Cochi e Renato, i film (con Pozzetto e Verdone fino al premiato Pap’occhio). Anni effervescenti, goliardici, quando tra gli tra artisti (‘erano pochi quelli che se la tiravano davvero’) si intrecciavano pure rapporti di amicizia, ci si frequentava anche dopo lo spettacolo. E poteva accadere di essere invitati, anno 1972, sul suo yacht da un ‘signore bassino, sorridente, camicia sbottonata, cashemerino blu sulle spalle’, ed era Silvio Berlusconi. O ritrovarsi a mangiare un risotto a casa di Bettino Craxi, ‘invisibile’ nella stanza di albergo con Dori Ghezzi che riceveva una delle prime inaspettate visite di De Andrè, o condividere,perchè in tournée, il viaggio di nozze di Johnny Dorelli assillato dalla gelosissima neo moglie Catherine Spaak.
“Mi ritengo davvero fortunata per tutto quello che ho avuto, l’infanzia felice, poi una vita spensierata, in un periodo di vivacità incredibile - dice adesso - Spero di andare avanti, di stare bene in salute, affidandomi, come ho sempre fatto, alle mie doti di simpatia, loquacità, e anche umiltà, qualità che magari tengono in rosso il conto in banca, ma non hanno controindicazioni”. “Ho incontrato per una intervista Silvia alcuni anni fa, mi raccontò di aver conosciuto Gianni Rivera e tanti altri personaggi che per me erano dei miti - racconta Gabriella Mancini - Quando arrivò a dirmi che era riuscita a vedere da vicino pure i Beatles capii che erano ricordi che andavano raccontati: ci abbiamo messo un po’ di tempo perchè non è facile starle dietro con i suoi orari notturni, il lockdown ci ha aiutato parecchio”. “Mi è sempre piaciuto vivere di notte e continuo ancora adesso - dice Silvia - Non mi pesa, tanto sono una zitellona, e di giorno posso dormire”. Dai microfoni di Rtl 102,5 con ‘Ma la notte no’,; dalle 3 all’alba, tiene compagnia ai nottambuli, come lei per lavoro e inclinazione “Questo ultimo anno è stato molto difficile per tutti, ci arrivano telefonate dalle infermiere che fanno i turni di notte negli ospedali, vecchietti soli casa - racconta - Alle volte mi sembra di essere una crocerossina, ma quel che conta è riuscire a portare un pò di sollievo e buonumore”. (ANSA).