Napoli, cancellato il murales per l’assassino di Genny Cesarano: rimosso anche l’altarino del rapinarolex
Via il murale a Miano per Vincenzo Di Napoli, il giovane che fece parte del commando alla Sanità che cagionò la morte del 17enne Genny Cesarano, giovane vittima innocente della camorra. Contemporaneamente carabinieri e polizia municipale sono poi intervenuti alle prime luci del mattino per rimuovere ai Quartieri Spagnoli l’altarino del 38enne Gennaro Verrano: un edicola votiva assai conosciuta perché al suo interno c’era persino l’astuccio di un Rolex dal momento che Verrano era conosciuto da tutti come un abile rapina-Rolex. Entrambi i manufatti sono tra quelli che Il Mattino - da diverse settimane - sta denunciando come simboli dell’illegalità attraverso varie inchieste.
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Operazioni simboliche quelle volute dalla prefettura, ma che offrono plasticamente l’esempio di come, anche partendo da semplici principi di legalità, sia possibile offrire segnali di presenza dello Stato a quella maggioranza della popolazione napoletana insofferente all’occupazione di parti di territorio della malavita. Presente alle operazioni anche il comandante della polizia municipale Ciro Esposito, in prima linea da quando ad inizio marzo il prefetto Valentini ha avviato la task force contro i simboli della camorra.
Aveva 17 anni Enzo Di Napoli quando fu ucciso dal suo stesso clan. I giovanissimi boss - i cosiddetti “Capitoni di Miano” - temevano che Di Napoli potesse collaborare con la polizia e riferire tutti i nomi della batteria di fuoco che nel settembre del 2017 sparando all’impazzata alla Sanità uccise l’innocente Genny Cesarano. L’omicidio di Di Napoli è avvenuto solo due mesi dopo da quello di Cesarano, nel dicembre del 2017. Il murale per Di Napoli era sorto da poco tempo, quasi in segno di sfida dopo le varie operazioni interforze di rimozione di questi simboli avviate ormai da circa un mese.
Fece scalpore anche l’omicidio di Gennaro Verrano ai Quartieri Spagnoli, un assassinio che fu ripreso in un video choc dalle telecamere di videosorveglianza. L’uomo era alla guida di uno scooter insieme a sua moglie, allora in stato interessante. Fu attinto da vari proiettili in pieno giorno, tra bimbi e passanti. Da anni resisteva l’altarino che lo ricordava anche con l’astuccio di un Rolex, vera passione di Verrano che per questo genere di traffici era pure destinatario di un mandato di cattura internazionale da parte dell’Europol per alcune truffe compiute in Belgio.
Le operazioni di rimozione di altarini e murales continueranno nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. La battaglia all’illegalità prosegue senza sosta.
Napoli, cancellato il murale per il killer di Genny Cesarano
Continua l’opera di eliminazione dei simboli legati alla criminalità nel capoluogo campano: rimosso anche un altarino nei Quartieri Spagnoli in onore di un rapinatore di Rolex.
Prosegue la rimozione di murales e altarini abusivi a Napoli, legati alla criminalità. Questa mattina, come riferito dalla Prefettura di Napoli, l’Amministrazione comunale, con le Forze dell’ordine, ha eliminato gli ennesimi due manufatti abusivi. Nel primo caso si trattava di un murale in via Janfolla, a Miano, dedicato a Vincenzo di Napoli, affiliato al clan Lo Russo, ucciso a 25 anni in un agguato il 9 dicembre 2015. Di Napoli ha fatto parte, tra gli altri, del commando che, pochi mesi prima della sua morte, si rese colpevole di una stesa nel Rione Sanità, durante la quale perse la vita il 17enne Genny Cesarano, vittima innocente della camorra. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, il killer avrebbe pagato con la vita l’ipotesi di un suo pentimento.
Nel quartiere San Ferdinando, in area di interesse archeologico dei Quartieri Spagnoli, invece, è stato rimosso un altarino posto in ricordo di Gennaro Verrano, ucciso il 30 novembre 2017 in via Toledo per una lite. L’allora 38enne era noto negli ambienti criminali soprattutto per aver fatto parte di un gruppo dedito a rapine di Rolex nel Nord Italia. L’uomo era anche il padre di un giovane appartenente alla cosiddetta “paranza dei bambini”.
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